di Giovanni Francesco Basini
Il mio compito è qui ricordare Andrea come rotariano, e nel suo rapporto, ormai pluridecennale, con il Rotary. Mi sia consentito, tuttavia, scrivere anche di come Andrea fosse, da sempre, tra i miei amici più cari. E “da sempre” per me significa che non mi è possibile ricordare quando lo vidi per la prima volta, perché ero ancora troppo piccolo per fissare un ricordo. Eravamo amici, figli di padri a propria volta amici, e vicini di casa fin dalla nascita. Ricordo i giochi insieme da bambini, e le serate insieme da ragazzi. Ricordo le lunghe camminate e pedalate in montagna da giovanotti. E lui mi staccava sempre, perché è sempre stato molto più forte ed atletico di me! Ricordo le chiaccherate piene di timore, che facevamo quando eravamo da poco laureati, e tutto il nostro futuro era ancora incerto e, perciò, anche un po’ spaventoso. E ricordo quando, nel 2003, Andrea mi chiese se io fossi interessato ad entrare, con lui ed altri, tra i soci fondatori di un nuovo rotary club che stava nascendo: il Brescello tre ducati. Io non sapevo quasi nulla del Rotary, ma risposi subito affermativamente, per il solo fatto che la proposta mi veniva da Andrea. Andrea era un uomo completamente per bene. Onestissimo, generoso, serio ma non serioso, colto, curioso e vivamente intelligente. Un uomo che non avrebbe mai speso parole a favore di una persona, di un’associazione, o di un’iniziativa, se non fosse stato convinto della bontà di queste. Se Andrea mi diceva, dunque, che valeva la pena di entrare nel Rotary, e, in particolare, di entrare in questo nuovo, giovane, piccolo club che stava nascendo, allora significava che davvero ne valeva la pena. Così lo seguii, e fui con lui e con altri cari amici, tra i fondatori del nostro club. Naturalmente, Andrea non si sbagliava, sicché del club e del Rotary ancora faccio parte, e sono felice e onorato di fare parte; sicché nel club, così come nel Rotary tutto, ho conosciuto amici carissimi e persone eccellenti. E lo stesso era per Andrea, che mai, nemmeno per un attimo, si pentì di essere entrato nel Rotary. Andrea, fin da giovane, conobbe in prima persona la positività e l’eccellenza del Rotary, poiché negli anni ’90 fu per un anno a perfezionarsi in California, grazie ad una borsa di studio del Rotary. Anche per questo, quando nel 2003 fu invitato ad essere tra i fondatori del nostro club, accettò con piacere ed entusiasmo. Accettò, inoltre, poiché l’invito a lui venne da un suo compagno di studi, del quale aveva assoluta stima professionale ed umana: Alessio Pedrazzini. Andrea, oltre alla generosità, aveva anche un’altra rara virtù: la modestia. Solo nel tristissimo momento in cui ho parlato per la prima volta con Alessio della scomparsa di Andrea, infatti, ho saputo che il nostro carissimo amico era stato insignito del PHF. Questo in conseguenza di una generosa donazione che Andrea aveva compiuto in favore del Rotary, e della quale, per modestia, nulla aveva detto.
Andrea non c’è più, e ci mancherà tantissimo. Penso, però, che a noi spetti non soltanto il piangerlo, ma anche l’onorarlo, magari cercando di essere sempre, a nostra volta, così come lui era: un rotariano onesto, generoso, curioso e mai pigro.